Perché prima ancora del desiderio di vincere la competizione, c’è la voglia di mettersi alla prova per far posto a qualcosa d’ignoto e stupefacente. Nel concorso per il Pavilion of the University of the Future of the UAEU l’idea progettuale è scaturita da un workshop che ha unito le competenze di architetti, ingegneri, designer, grafici, modellatori, artisti, artigiani. Un team internazionale che ha lavorato per tentare di unire la cultura araba e quella europea, provando a dar vita ad un’esperienza, ancor prima che a progettare uno spazio. La richiesta della committenza era quella di dare risalto alla propria offerta formativa dell’università del futuro, stimolando curiosità e interesse nei confronti in particolare dei giovani visitatori quali nuovi potenziali studenti. Si è sviluppata così l’idea di un sentiero dove le luci, i suoni, i colori, i materiali, le interazioni, sono tutte rivolte a generare un’avventura che riflette lo scorrere del tempo, nella varietà di sfumature, colori e sensazioni di una metaforica giornata trascorsa nel deserto. Il percorso si snoda quindi come un viaggio personale, futuristico, introspettivo e trasformativo in cui il visitatore diventa un esploratore, mentre ambiente dopo ambiente, passa dalle profondità dell’oceano lungo la costa, attraverso la sfocatura di una tempesta di sabbia, l’illusione del miraggio, la sorpresa di un’oasi e lo scintillio di una notte stellata che si evolve in un nuovo giorno. Un luogo mistico dove il visitatore è artefice del proprio destino, e dove noi abbiamo giocato a creare paesaggi infiniti in poco più di 300 mq. E abbiamo vinto.